Parte oggi la campagna abbonamenti 2019/20 della Lazio. Tifosi in fila tra aspettative e speranze per la nuova stagione.
È mezzogiorno. Un caldo apocalittico avvolge Roma. Ma non curanti dell’afa molti tifosi laziali si sono fatti trovare puntualissimi in fila ai Lazio Style. Pronti a rinnovare la loro inscalfibile fede biancoceleste. Come annunciato ieri, infatti, parte oggi la campagna abbonamenti 2019/20.
A via Calderini un eliminacode distribuisce numeretti. La gente chiacchiera, in attesa del proprio turno. Sogni, speranze, aspettative. Ognuno dice la sua.
C’è Marcello, in Curva da nemmeno lui sa più quanto tempo. Ne ha viste e vissute tante. Non gli importa di Lazzari e del mercato. Lui è lì solo per la Lazio. Mentre parla disegna schemi sui vetri sporchi di un’auto parcheggiata. “Mannaggia che mo’ manco er sapone me posso andà a compra’“. I soldi gli servono per l’abbonamento.
Veronica si è fatta accompagnare addirittura da un’amica lupacchiotta. Con un microfono vicino si imbarazza. Vorrebbe far parlare l’altra al posto suo. “E no eh! Già mi tocca accompagnarti al negozio laziale!“. Alla fine si convince (la tifosa giallorossa, forse, finge una telefonata per allontanarsi) e risponde alle domande.
Hai rinnovato quest’anno o sei una nuova abbonata?
“L’abbonamento l’ho fatto nuovo, ma solo l’anno scorso non avevo rinnovato. Sono ritornata quindi”
In che settore?
“Curva Nord, chiaramente!”
Aspettative per la prossima stagione? fiduciosa?
“Sì dai. Dopo che abbiamo vinto almeno la Coppa Italia, speriamo bene per il prossimo anno”.
Che ne pensi degli acquisti?
“Non penso niente. Sostanzialmente ancora non abbiamo fatto acquisti. Quando saranno arrivati ufficialmente quelli nuovi allora vedrò”.
È una di quelle tifose che fanno del “non si sa mai” un mantra per la vita.
Nonni, genitori e figli.
Qualcuno cerca ombra sotto un pino. Mattia, venticinque anni, rinnova per la quindicesima volta. Quest’anno vuole andare in Curva, dopo tante stagioni in Tevere.
“Speriamo che sia un’ottima stagione. Dipende dalla campagna acquisti. Vediamo il 2 settembre come sarà la squadra e poi vedremo”.
Insieme a lui c’è sua madre. Tifosa biancoceleste anche lei, ma oggi è lì solo per il piacere di accompagnarlo. “Sono stata tesserata per vent’anni – rivela – poi ho mollato. Sono diventata una volontaria della croce rossa, quindi il week-end è impegnato in questo modo”. Impegni di forza maggiore, dunque. Ma può contare sul figlio, che, assicura, fa il tifo anche per lei.
La fila nel frattempo scorre. All’una meno un quarto viene chiamato il numero duecento. Altri si aggiungono in coda. Il piccolo Luca ha dodici anni. Per il terzo anno di fila sarà sugli spalti della Tevere a gridare “Forza Lazio!“. È lì con suo nonno Danilo. Che allo stadio, specifica orgogliosamente, ci va “da circa 60 anni”.
“Speriamo nella Champions – dice il giovane aquilotto, che ha anche le idee chiare su dove migliorare – Sono felice per la Coppa Italia, però il campionato poteva andare meglio. Bisogna migliorare in difesa e davanti bisogna metterla dentro“. E sul mercato il desiderio è uno solo: “Io spero che non vendano Milinkovic, mi basterebbe quello“.
Il nonno sposa a pieno le tesi del nipote. “È il mio portavoce“, dice carezzandolo. Ci racconta alcuni aneddoti del passato. Suo padre è stato tra i fondatori del Lazio Club Trionfale. Ora tramanda di generazione in generazione la fede laziale. “A casa non abbiamo dovuto fare niente – spiega, sorridendo, riferendosi al bambino – ha capito da sé cosa doveva fare. Cosa significa la Lazio“.
Leggi anche:
Luis Alberto e i pantaloncini a rovescio: “Sono della Spagna”