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Fiorentina-Lazio a cavallo del Millennio: due pareggi tristi con due finali molto diversi

In vista di Fiorentina-Lazio, riviviamo due precedenti storici – di Alessandro Crescenzi

La Lazio degli anni Novanta era una squadra strepitosa costruita per vincere tutto e che forse, con il senno di poi, ha vinto meno di quello che meritava.

In quegli anni giocare a Firenze significava affrontare una squadra molto forte e, nel giro di nemmeno un anno, quel campo si è trasformato per i tifosi laziali in un vero e proprio inferno.

Quel rigore mancato su Salas…

Il 15 maggio 1999 la Lazio si presenta al Franchi per vincere uno scudetto meritato che, per colpa degli ultimi risultati negativi, sta finendo nelle mani del Milan di Zaccheroni.
La partita è difficile complicata e il gol iniziale di Batistuta gela il popolo biancoceleste; la Lazio reagisce si butta in avanti e prima pareggia con Vieri e poi, con lo stesso bomber, colpisce una clamorosa traversa che sarebbe stata il colpo del KO per la Viola.

Il vero protagonista di giornata sarà, però, l’arbitro Treossi che, a venti minuti dal termine, non vede una clamorosa trattenuta di Mirri su Salas pronto per colpire a rete e, come in uno dei peggiori film dell’horror, concede sul ribaltamento di fronte un rigore alla Fiorentina.

La grande prodezza di Marchegiani, che para il rigore a Rui Costa, evita la sconfitta ma la Lazio, senza la vittoria, consegna praticamente lo scudetto nelle mani del Milan tra mille polemiche, delusione e rabbia di un popolo che aspettava questo giorno da lunghissimi cinque lustri.

Un anno più tardi…

Precisamente undici mesi dopo, la Lazio si ripresenta a Firenze con lo stesso obiettivo: la conquista dello scudetto. La situazione rispetto alla stagione precedente è diametralmente opposta: la Juventus è in testa e la Lazio cerca disperatamente di recuperare punti per sperare nella conquista del titolo.

Le maglie gialle e celesti della stagione precedente hanno lasciato spazio al completo nero che risplende sotto i raggi del primo sole primaverile fiorentino.

La Fiorentina è praticamente la stessa dell’anno precedente e l’incubo dei tifosi della Lazio è rimasto lo stesso: Gabriel Omar Batistuta.

Il primo tempo si chiude in rimonta

La partita è un sali-scendi di emozioni, un’altalena tra felicità e disperazione per tutti i novanta minuti, un rincorrersi di colpi di scena degni di un regista da Premio Oscar.

La Lazio, davanti ai quasi 8000 cuori biancocelesti assiepati nel settore ospiti dell’Artemio Franchi, entra in campo e cerca di imporre subito il suo gioco e la propria superiorità, ma verso la metà del primo tempo Batistuta su cross di Chiesa porta in vantaggio la Fiorentina.

La reazione della Lazio è nervosa, arrembante e prima dell’intervallo riesce a ribaltare il risultato prima con Nedved e poi con Boksic che, con un colpo di testa su punizione di Sinisa Mihajlovic, batte imparabilmente Toldo.

Sinisa due volte sul dischetto

La storia sembra diversa rispetto al passato, ma dagli spogliatoi esce fuori una Lazio irriconoscibile e senza energie: Enrico Chiesa porta il risultato sul 2-2.

La partita si gioca su ritmi altissimi e le due squadre si fronteggiano senza esclusione di colpi; sembra di rivivere quanto successo l’anno prima con la Lazio pronta ad attaccare cercando disperatamente la vittoria.

A dieci minuti dal termine Nedved viene atterrato in area e questa volta l’arbitro indica il rigore; dal dischetto parte un Mihajlovic convinto ma Toldo intuisce e con l’aiuto del palo riesce a parare il rigore.

Il pareggio e il gesto dell’ombrello

Sembra finita ma, in pieno “stile Lazio” nei minuti successivi succede di tutto. All’ 89° minuto l’arbitro concede nuovo rigore alla Lazio, lo stadio diventa una bolgia, il clima teso già prima dell’inizio della gara, diventa incandescente: Mihajlovic questa volta non sbaglia: sembra finita con un finale stavolta è dolce.

Sembra, perché in pieno recupero, su una discussa punizione concessa dai 35 metri, Batistuta “s’inventa” una traiettoria incredibile che gela Ballotta prima del triplice fischio.

L’atmosfera allo stadio è simile a quella vissuta 11 mesi prima: giocatori in lacrime in mezzo al campo, tifosi in silenzio quasi increduli nel rivivere le stesse emozioni negative e sulle tribune volano parole grosse: la Signora Cecchi Gori perde la solita compostezza e si rivolge con il “gesto dell’ombrello” ai dirigenti e ai tifosi della Lazio.

Nemmeno un mese dopo…

Le lacrime di tristezza e disperazione del pomeriggio si trasformeranno in lacrime di gioia nemmeno un mese dopo quanto la Lazio, con un altro finale thrilling, conquista lo scudetto ai danni della Juventus.
Nessuno, nemmeno i più ottimisti, lo avrebbe immaginato alla fine di quel “maledetto” Fiorentina-Lazio.

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